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CARLO BETOCCHI è stato negli anni trenta uno dei principali animatori della rivista cattolica fiorentina ” Il frontespizio ” : la sua poesia è sorta come diretta espressione di un cattolicesimo tradizionalista, rivolto ad affermare contro le complicazioni e le tortuose contraddizioni dello ” spirito moderno ”, il carattere oggettivo della realtà, il rapporto del mondo con un piano divino. Egli ha perciò guardato alle cose con un’intenzione morale, elaborando un linguaggio in cui si sentono variamente gli echi di Pascoli, di Rèbora, di Saba; ha sfiorato solo in parte l’ esperienza ermetica, che pure ha visto svolgersi nell’ attività di tanti suoi amici fiorentini. In una prima fase la sua poesia ha risentito in modo troppo esplicito delle sue scelte ideologiche , ma ina una seconda fase ( con particolare forza negli anni Sessanta e Settanta ) , essa si è arricchita di una profonda tensione problematica, che l’ ha condotta a risultati di grandissimo valore.
Nato a Torino nel 1899, Betocchi si trasferì a Firenze da ragazzo : diplomatosi come perito agrimensore, lavorò nell’ edilizia in varie città rimanendo comunque a Firenze. Svolse attività culturale nel campo del cattolicesimo militante, intrattenendo rapporti con molti scrittori fiorentini negli anni ‘ 30 soprattutto. Gli eventi della guerra e del dopoguerra portarono il suo cattolicesimo verso atteggiamenti più inquieti e problematici, in un vivace confronto con le trasformazioni sconvolgenti della realtà contemporanea. Fu a lungo redattore dell’ ” Approdo ”, rivista radiofonica e a stampa della Rai. Morì a Firenze nel 1986. La sua prima raccolta poetica, ” Realtà vince il sogno ”, apparve nel 1932 ; seguirono ” Altre poesie ” del 1939, e Notizie di prosa e poesia ( 1947 ). Con l’ aggiunta di una nuova sezione, intitolata ”Tetti toscani ”, queste raccolte confluirono nel volume ” Poesie ” uscito nel 1955.
Nelle raccolte successive si svolge la seconda fase della poesia di Betocchi : il volume ” L’ estate di San Martino ” ( 1961 ) raccoglie componimenti che risalgono indietro fino al 1943 , ma vede prevalere testi più recenti, già rivolti ad una considerazione di una realtà italiana che non è più quella delle prime poesie.
In ” Ultimissime ” la vecchiaia insegna con i fatti, con la sua stessa condizione fisica, a scrollarsi di dosso ogni valore falso, ogni pretesa di attribuire significati intellettuali o spettacolari alla vita : fa scoprire l’ assoluta inessenzialità della sorte individuale, la necessità di essere comunque a parte della pazienza e della povera leggerezza delle cose. La saggezza cristiana si riconosce nel negare ogni presunzione di sapere. Nelle ultime poesie Betocchi continua ad interrogare ansiosamente la verità, a cercare un Dio che continuamente gli rivela che non c’è altro valore se non quello del puro essere, del partecipare all’ incomprensibile piano universale del mondo. Con sconvolgente forza drammatica, si confronta con il mondo concreto e tumultuoso che il vecchio vede intorno a sé: un mondo percorso da cieca violenza e da irrazionali finzioni, che non è più quello dell ‘ antica Italia rurale a cui si affidava la sua prima poesia ; con ostinato rigore morale la voce del vecchio cerca, nello spazio della vita terrena, di salvare le cose e l’ uomo, di sfuggire alla riduzione di tutto a merce, a vuoto artificio, a spettacolo esteriore. Un autore, a mio modo di vedere, molto concreto di cui condivido le riflessioni in età avanzata soprattutto guardando oggi come va il mondo.
” Non ho più che lo stento d’una vita
che sta passando, e perduto il suo fiore
mette spine e non foglie, e a malapena
respira. Eppure, senza acredine.
C’è quell’ amore nascosto in me,
quanto più miserevole pudico,
quel sentore di terra, che resiste,
creata, non mia, inestinguibile.
Nemmeno più coltivabile, forse, ma vera,
esistenza ; così come pare sperduta
nel cosmo, con la sua gravità, le sue leggi,
il suo magnetismo morente, che lo Spirito
non dimentica, anzi numera.
Non guardatemi, che son vecchio,
ma nel mio mutismo pietroso ascoltate
come gorgheggia, com’ è fiero l’ amore ”
Carlo Betocchi
” Amo
sapendo
che l’ Amore,
quello vero,
è qualcosa
d’ incommensurabile .
Amo
sapendo
che l’ Amore,
quello vero,
è gratuito,
che si dona
senza nulla
in cambio
pretendere.
Un Amore
unico,
coinvolgente,
totalizzante
che supera
ogni confine,
che tutto
e tutti
comprende. ”
Isabella Scotti giugno 2020
testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633
Fonte : Giulio Ferroni – Storia della letteratura italiana
Ottima ispirazione dai versi stupendi di Carlo Betocchi. Complimenti bravissima
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Bellissimo post, un personaggio molto interessante e di grande respiro poetico. Complimenti mia cara
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Molto bello il post , non conoscevo questo poeta. Bellissimi i versi tuoi ispirati dal poeta Carlo Betocchi. Bravissima, complimenti ❤
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Non lo conoscevo grazie Isa e complimenti
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