C’è un istante breve, dove la vita, scossa da un brivido, si incantuccia in un angolo. C’è tutto l’attimo dell’immobilità del tempo lungo un corridoio d’ospedale. Una ritualità ripetuta, in ogni corsia, in ogni sala. È uno stacco dal quotidiano, un capovolgimento del tempo e dello spazio. Scivolano lente le ore nel battito della notte, nel chiacchiericcio sotto tono, delle voci. Uno spodestare della routine, un aggetto verso il silenzio. Un silenzio interiore.
Che cosa porta l’attesa? Cosa porta la notte?
Scivolo sul battito del respiro, mi concentro sul flusso dei pensieri che volano via liberi, privi di gravità. La notte è ancora distante, una poesia a divenire.
Il gemito dei pazienti è un contrappunto greve di dolore. Osservo quel corpo sedato, nel letto al mio fianco, che allontana gli spasmi nell’oblio chimico.
Quel viso rilassato che mi riporta ai giorni del suo benessere, all’intemperanza del futuro, pioggia acida sui suoi gesti. A tratti pulsa improvviso il dolore, nella contrazione della sua fronte, nei sussurri delle palpebre. Ripercorre nel sogno i suoi passi giovanili, anni di un futuro scanzonato, privo dell’irriverenza aggressiva dell’abbandono senile.
Seduto al suo fianco, osservo la processione del personale ospedaliero. Voci che interrompono la notte, che spezzano l’illusione di un passo, che cancellano il silenzio.
La sedia su cui appoggio la mia stanchezza, reclama tutto il diritto della sua rigidità, in questo universo alieno di felicità.
Il colore delle pareti instaura un dialogo assente con la lentezza della flebo. Goccia dopo goccia, istante dopo istante. E l’attesa, nella notte, si fa attimo presente.
Intenso scritto mio caro. Baci. Isabella
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come al solito sei un’attento vigile della realtà in cui ti muovi …complimenti bravissimo
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Un momento indimenticabile intenso ed attentissimo a ciò che ti circonda ed alle forti emozioni che provocano questo silenzio della notte interrotto dal dolore dal gemito. Complimenti una pagine davvero indimenticabile
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L’attesa che il dolore smetta di battere l’attesa di tornare nel mondo, gli aghi i tubi che sono in ogni dove il mio corpo trafitto è stanco e la sua mano mi accarezza. La notte è lunga …..Sembra scritto per me. Triste ma scritto divinamente bene. Grazie Rinaldo complimenti ❤
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